Adolescenza e nuove strategie mentali: pensare il futuro

La maggior parte delle trattazioni cliniche sull’adolescenza si concentrano sui cambiamenti emotivi che caratterizzano questo periodo, in quanto le “tempeste affettive” tipiche di questa fase sono vissute, da educatori e familiari, con allarme. In realtà, non possiamo pensare all’adolescenza come una fase in cui i vari ambiti dello sviluppo funzionano a compartimenti stagni ma come un insieme di funzioni interagenti che si muovono in parallelo.

Le funzioni cognitive, intese come le modalità con cui un individuo costruisce la realtà e attribuisce significato al mondo che lo circonda, si intrecciano in modo indissolubile con le componenti affettive ed emotive. I cambiamenti nel modo di pensare influenzano le emozioni e viceversa.

Nel periodo adolescenziale si sviluppa quella forma di pensiero che Piaget (1982) definisce ipotetico deduttivo o formale: il soggetto, a partire dai 12 anni, comincia ad acquisire la capacità di ragionare in termini di ipotesi astratte puramente verbali, di formulare diverse alternative possibili e di dedurre le conseguenze implicate nelle ipotesi stesse. Mentre il bambino conosce la realtà attraverso operazioni concrete, prove ed errori ed imitazione di modelli, l’adolescente si relaziona al mondo non necessariamente attraverso il presente immediato ma mediante il possibile, il futuribile. In altri termini, il pensiero dell’individuo non rimane vincolato all’esperienza reale, si cimenta piuttosto in formulazioni di ipotesi sui vari aspetti del mondo. Tale capacità di pensare il possibile (Cigala e Zammuner, 2001) determina anche un ampliamento della prospettiva temporale della propria esperienza; per l’adolescente non esiste più solo il presente, prende consistenza anche la dimensione del futuro con tutte le componenti affettive estremamente potenti ad esso collegate: i desideri su cosa fare da adulti, le paure circa il fallimento, la sua capacità di adempiere alle aspettative proprie e degli altri, in particolare gli adulti per lui significativi. Nel contesto sociale, profondamente contaminato dalla crisi economica, il passaggio dalla figura dell’adolescente a quella di giovane adulto, avviene in modo sempre più lento e graduale. Il giovane adulto, infatti, mantiene sempre più spesso caratteristiche di dipendenza (economica e affettiva) e di indeterminatezza sempre più simili a quelle adolescenziali, rendendo il pensiero futuribile ricco di ansie e di precarietà. Per questo il futuro che l’adolescente di oggi si trova ad affrontare è spesso incerto e di difficile lettura, di conseguenza la sua progettualità non ha le caratteristiche di definitività e chiarezza, piuttosto diventa una progettualità flessibile, provvisoria fatta di tappe intermedie, una progettualità che richiede quindi un continuo monitoraggio. Tutti gli educatori (insegnanti, associazioni sportive e ricreative, genitori) che si trovano a lavorare con questo tipo di utenza devono avere ben presenti questi aspetti fondamentali per lo sviluppo dell’identità.