Adolescenza e funzione materna

Nello scorso post mi sono occupato del ruolo del padre nel delicato periodo adolescenziale, cercherò adesso, in modo sommario, di concentrarmi sulla controparte femminile della coppia genitoriale. Come abbiamo visto gli aspetti che hanno a che fare con la “matrice materna” (ascolto, attenzione, empatia, appoggio) hanno, nel contesto culturale attuale, in parte oscurato aspetti legati agli elementi più “duri” del continuum educativo (regole, obblighi, doveri, morale) storicamente appannaggio del padre, con conseguente femminilizzazione di quest’ultimo. Il radicale cambiamento sociale, iniziato con le rivolte studentesche degli anni ’70 e ’60 non ha modificato soltanto le istituzioni ma anche la struttura della famiglia italiana. Così come l’ambito scolastico si è trasformato in senso democratico, assistendo alla scomparsa di punizioni fisiche e morali, anche la coppia genitoriale ha seguito lo stesso iter. I padri hanno dunque abdicato al loro vecchio ruolo di difensori dell’ordine e dell’etica divenendo fedeli ascoltatori dei bisogni infantili in una posizione simil materna. Questo nuovo assetto ha creato famiglie sempre più incentrate sul concetto di benessere della coppia e del bambino, sulla necessità di sviluppo delle specifiche caratteristiche di ciascun membro della famiglia ma allo stesso tempo ha generato coppie più deboli (non a caso il numero delle separazioni è quadruplicato nell’arco di 30 anni) e bambini/adolescenti sempre più a rischio.

In questo post mi concentrerò su tre delicate tappe del percorso evolutivo del bambino/adolescente viste dalla prospettiva della madre. Ciascuno di questi momenti evolutivi del figlio (preadolescenza, adolescenza, inizio dell’età adulta) crea specifici conflitti nella madre che, se non gestiti, possono ostacolare il processo di separazione dell’adolescente dalla famiglia, vero obiettivo del processo di sviluppo in questa fase della vita.

Il preadolescente; la preadolescenza è il periodo che si colloca tra gli 11 e 14 anni il quale è caratterizzato da intensi cambiamenti fisici e biologici che riguardano il corpo dell’ex infante. Spesso le madri vivono questo periodo con una rilevante quota di angoscia, in quanto il bambino sta diventando ragazzo, è in trasformazione e non sanno immaginare quali cambiamenti le attendono. Diviene importante che la madre accetti le sperimentazioni che il nuovo corpo dell’adolescente richiede, siano esse fisiche o sessuali, proprio per non “bloccare” la fase di ricerca nel figlio, anch’essa estremamente complessa e difficile.

L’adolescenza; in questa fase il corpo ha quasi concluso il suo sviluppo e la madre si trova a dover ricontrattare il suo ruolo decisionale nella vita del figlio. I bisogni sociali, la fame di amicizie, la necessità di allontanarsi quanto più possibile dal grembo materno, sono elementi imprescindibili per uno sviluppo “sano” ma allo stesso tempo rappresentano una delle principali fonti di ansia per le madri che vedono sfuggire i loro figli. Le potenti paure che il figlio non venga riconosciuto all’altezza delle competenze che la famiglia gli attribuisce, in particolare in ambiti come la scuola o lo sport, oppure che questi si lasci “traviare” dai modelli culturali attuali vissuti sempre con timore in quanto estranei, devono essere gestite con cautela.

Il giovane adulto; spesso in questa fase la preoccupazione materna è relativa alla scelta del partner sessuale. Sarà all’altezza di mio figlio/a? Riuscirà ad occuparsi di lui/lei come ho fatto io? Me lo porterà via definitivamente? La maggiore o minore accoglienza della coppia genitoriale rispetto alla neo-coppia è fondamentale nel percorso di separazione del figlio.

Certamente la descrizione qui riportata è breve e sommaria ma in parte ci consente di capire come la riuscita del processo di crescita non riguardi soltanto le caratteristiche caratteriali dell’adolescente ma anche la trama di relazioni familiari (materne e paterne) in cui è inserito.