Sessuologo: quando iniziare una terapia sessuale breve

Il sessuologo è il professionista che si occupa dei disturbi sessuali e delle parafilie (le vecchie “perversioni”). Può essere psicologo o medico, quello che è importante è che abbia compiuto degli studi specifici in merito. La sua funzione è quella di diagnosticare la tipologia del problema portato (se si tratta di un disturbo del desiderio, dell’eccitamento o dell’orgasmo) ed impostare una terapia atta a risolverlo. La mia esperienza sul campo, tuttavia, mi porta a pensare che le terapie sessuali “brevi“, che utilizzo con buon successo, possono essere impiegate solo con alcuni tipi di persone.

Terapia sessuale breve, quali circostanze

Vi sono pochi dubbi riguardo al fatto che certi pazienti potranno trarre beneficio da un intervento centrato sul sintomo (impotenza, anorgasmia, eiaculazione precoce). Infatti, un sessuologo possiede una gamma di “tecniche” da applicare al singolo individuo o alla coppia, che hanno come obiettivo la riduzione della sintomatologia. Recenti studi evidenziano come l’efficacia di questa tipologia di intervento varia dal 50 all’80%. Tuttavia, il fatto che ci sia una fetta importante di persone che non riesce ad usufruire di un intervento puramente tecnico di breve durata ci pone importanti interrogativi.

Quello che risulta evidente agli “addetti ai lavori” è che le terapie brevi (7/8 sedute circa) sono efficaci in soggetti con una struttura solida, che vivono un rapporto di coppia sufficientemente equilibrato e che non hanno altri sintomi se non un ansia da prestazione connessa con standard elevati e/o distorti su come dovrebbe essere un rapporto sessuale. La psiche di queste persone è adeguatamente allenata ad affrontare lo stress e non necessita primariamente di un percorso lungo finalizzato ad esplorare aspetti più profondi.

Il sessuologo e la psicoterapia

Ci sono situazioni, per altro frequenti, in cui il sessuologo è costretto a ripiegare su tipologie di intervento più vicine alla psicoterapia. Si tratta della cura di quelle persone in cui il sintomo sessuale è solo la punta dell’iceberg. In tali soggetti la problematica sessuale può essere una “falsa traccia” per distrarre il professionista da altri problemi assai più gravi ed urgenti. In alcune situazioni la sessualità con i suoi disagi diventa una sorta di contenitore di difficoltà coniugali, personali o familiari che sono causa e non conseguenza della disfunzione sessuale. Dunque, quelle persone i cui problemi sessuali sono associati a disturbi di personalità (ad esempio, disturbo di personalità borderline o narcisistico) o a gravi sintomatologie ansiose e dell’umore (ad esempio, attacchi di panico o depressione) non trarranno beneficio da una terapia focalizzata breve e non dovrebbero essere trattati primariamente con questa forma di intervento.

Il sessuologo e la coppia

Se la persona che si rivolge al sessuologo vive all’interno di una relazione di coppia stabile e duratura, ritengo sia di fondamentale importanza coinvolgere entrambi i partner. Anche in questo caso però la terapia sessuale breve è opportuna solo in presenza di coppie sufficientemente armoniose e “funzionanti”. Coppie caratterizzate da un grado elevato di conflittualità o con sentimenti cronici di amarezza e frustrazione reciproca non sono adatte ad un intervento breve ma necessitano di una presa in carico ad ampio respiro che tenga conto dei vari aspetti di una relazione a due. A questo proposito è interessante notare che  quando il Viagra (Sidenafil) fu lanciato sul mercato americano, la salita alle stelle per gli uomini con disfunzione erettile portò alla luce una varietà di problemi coniugali nelle coppie, che avevano raggiunto un equilibrio stabile sul piano fisico ed emotivo proprio grazie al sintomo sessuale.

Il trattamento dei sintomi sessuali deve pertanto essere altamente individualizzato e basato su un’attenta analisi clinica/psicologica, che non può prescindere anche da una valutazione organica la quale escluda problemi di tipo medico.