Quale futuro per la psicologia?

Scrivo questo post con un po’ di preoccupazione. Sto preparando il mio primo concorso pubblico per 1 posto da Dirigente Psicologo. Cerco di capire come affrontarlo al meglio, quali possono essere gli argomenti nel mare magnum psicologico oggetto del concorso. Scorro su internet alcuni Forum, in cui dialogo con persone che hanno già tentato e/o superato esami analoghi. Chiedo lumi. In modo univoco mi viene detto che fondamentale per la preparazione è il DSM IV. Rimango un po’ basito, anche se forse non dovrei. Ciò che più mi stupisce è che questo sembri naturale, il messaggio celato dei colleghi/naviganti è <<che ti aspettavi?>>, <<…e che cosa dovrebbe sapere uno psicologo se non il DSM?>>. Ma….?

Per i non addetti ai lavori che accedono al blog, il DSM, ora arrivato alla sua quarta versione, è il Manuale Diagnostico scritto dall’American Psychiatric Association. Si tratta di una sorta di elenco del telefono, in cui tutti i disturbi conosciuti (sarebbe meglio dire costruiti…) sono classificati sulla base dei sintomi. Non c’è dubbio che sia essenziale per la psichiatria, che soprattutto agisce per eliminare il sintomo attraverso il farmaco, ma che cosa c’entra la psicologia con quello strumento. La diagnosi psicologica non è descrittiva. La diagnosi psicologica (ammesso che ce ne sia una univoca e questa è probabilmente responsabilità della nostra categoria…) ha come centro l’individuo nella sua interezza, soprattutto nelle sue “parti sane”, nelle sue potenzialità. Sono gli aspetti forti di una persona che dovrebbero in primis motivare il progetto terapeutico che elaboriamo per i nostri clienti. E’ come se per descriverci dovessimo cominciare dalle nostre debolezze….

Ogni patologia che rintracciamo nel DSM IV, altro non è che deviazione dalla normalità, la differenza tra quella persona, portatrice del disturbo/problema, e l’individuo “normale”, rappresentante della maggioranza. Non dimentichiamoci che nella versione precedente del testo APA (DSM III) tra le perversioni c’era l’omosessualità….

A lungo i poteri forti si sono serviti della normalità per allontanare, vessare, stigmatizzare minoranze. Dentro la logica della normalità l’estraneo fa paura, diventa un nemico da combattere oppure qualcuno da “integrare”, nel senso di normalizzare. Per quanto ancora la psicologia deciderà di seguire questa forma mentis.

2 Risposte a “Quale futuro per la psicologia?”

  1. Ottime considerazioni, la psichiatria coincidendo con la psicologia rischia di spazzarla via…..

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