Di che cosa si occupa la psicologia?

La realtà non esiste, l’hanno inventata gli uomini per i loro scopi.
Angelo Fiore, 1963

 

realtà

Di che cossi occupa la psicologia? E’ una domanda provocatoria, perniciosa, ma assolutamente non scontata. Un po’ essa rappresenta la “croce e la delizia” della nostra disciplina. Se ci mettessimo totalmente d’accordo sulla risposta forse perderemmo importanti opportunità di riflessione e di crescita; allo stesso tempo, il conflitto che spesso scaturisce dalle diverse posizioni emergenti fa perdere credibilità alla professione, paradossalmente rendendo “vero” il vecchio adagio: “Siamo tutti un po’ psicologi”, nel senso che ognuno può dire la sua.

Ritornando alla domanda incipit del testo, credo che dieci psicologi chiusi dentro una stanza farebbero fatica a mettersi d’accordo: chi direbbe il comportamento, chi l’inconscio, chi il rapporto mente cervello, chi i sistemi familiari, chi i processi di pensiero, chi la narrazione, ecc.

Anche noi vogliamo dire la nostra. Dal nostro punto di vista l’oggetto di studio della psicologia è la relazione, l’analisi della quale permette di sviluppare una teoria che diventa anche tecnica, seppure non nel modo tradizionale di intenderla. Vediamo di spiegare meglio.

Quanto la relazione sia strumento dell’intervento, o quanto ne sia cornice, come vedremo, fa la differenza.

Pensiamo ad una gamma di diverse posizioni psicologiche: lo sperimentatore, lo psicologo “tecnico” ed il consulente. Lo sperimentatore osserva le reazioni del soggetto sottoposto a stimoli, all’interno di un contesto “controllato”, il laboratorio. Infatti tutte le variabili alternative a quelle studiate sono ritenute trascurabili, convenzionalmente irrilevanti, in particolare per quanto riguarda le dimensioni emozionali.

Lo psicologo “tecnico”, invece, applica le sue procedure  “standard” alla domanda di consulenza posta dal paziente. Il tipo di relazione che si instaura tra psicologo e cliente, in questo caso, si fonda sulla dimensione della “dipendenza”. L’intervento diventa “rito”; a domanda rispondo. Chi dipende da chi non è ancora chiaro. Il cliente che accetta la tecnica del professionista o lo psicologo che risponde automaticamente alla domanda posta dal paziente?

Certo è che lo psicologo tecnico è più strettamente in relazione con lo sperimentatore di quanto non lo sia con il paziente. Infatti, lo psicologo applica al caso che si presenta in studio procedure derivate dai principi generali che lo sperimentatore gli ha fornito attraverso l’analisi di laboratorio.

Il consulente, per utilizzare una terminologia cara a Renzo Carli,  al contrario fonda l’intervento sulla specifica relazione che si viene a creare con il cliente. Non ha la pretesa del “controllo” delle variabili, non teme la soggettività tanto da redigere rigidi protocolli nel tentativo, utopico, di escluderla; non ha i problemi dello sperimentatore né quelli del “tecnico”. Riteniamo che non esiste in psicologia alcun tipo di relazione diretta causa/effetto, né modelli standard di lettura del contesto relazionale.

Solo attraverso la sospensione dell’azione tecnica, esclusivamente mediante la riflessione sulla relazione terapeutica, la consulenza può essere conoscenza e fonte di sviluppo per i nostri clienti.

Finché la relazione sarà pensata come cornice o, addirittura, come elemento di disturbo da “controllare”, ogni intervento non sarà altro che un prodotto statistico e normalizzante.Questa è la nostra idea dell’oggetto della psicologia.

2 Risposte a “Di che cosa si occupa la psicologia?”

  1. Sai come si dice : – ogn’uno ha il suo richiamo della foresta e va nel luogo in cui e chiamato. Ma intorno a qyella foresta c’e’ il mondo. A me interessa cio che ce nel mondo.

    1. Il mondo è certamente presente. Il mondo è anche la foresta, dipende dalla prospettiva. Essere nel mondo è dare senso al mondo.
      Saluti

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