Adolescenti e funzione paterna

Vorrei iniziare una serie di post che hanno come oggetto il tema dell’adolescenza, affrontato da ottiche diverse. Questo mio interesse deriva da alcuni recenti incontri in ambito clinico proprio con questa tipologia di “clienti”. Le domande spesso mi arrivano di “rinterzo” in quanto, anche se non sempre, sono i genitori preoccupati quelli con cui ho il primo contatto. Qui si aprire, inevitabilmente, un dilemma: chi ha bisogno della consulenza? L’adolescente? Il genitore? L’intero nucleo familiare? La risposta, come sempre nelle questioni psicologiche, non è univoca. Quindi dipende. Dipende dalle risorse dei singoli membri. Dipende dalla disponibilità a mettersi in gioco. Dipende dalle motivazioni con cui il problema viene raccontato. Quello che è certo è che le problematiche adolescenziali non sono mai solo adolescenziali ma riguardano tutti gli attori in gioco dato che l’adolescenza è il periodo di crisi per antonomasia e le crisi coinvolgono tutti.

In questo post vorrei occuparmi della funzione paterna. Come evidenziato da numerosi altri esperti nel campo delle relazioni familiari attualmente la funzione paterna è in crisi; e si tratta di una crisi di identità. Chi è il padre oggi? Certamente negli ultimi vent’anni la rappresentazione del “padre autoritario” si è annacquata. La funzione del padre che trasmette, senza discussioni, valori etici e morali appartenenti alla sua generazione con i quali il figlio “deve” identificarsi, se non vuole incorrere in terribili sanzioni, è tramontata. Oggi il padre è un padre empatico, femminilizzato, attento non tanto alla trasmissione di regole ma alla crescita del figlio sulla base delle sue peculiarità. E’ il dialogo a farla da padrone. Sono diventati i principi materni la via da seguire.

Non è che questo sia un problema in sé. Indubbiamente il dialogo, il confronto, l’accettazione dell’altro per quello che è, rappresentano anche un vantaggio per la crescita. Tuttavia questo stile educativo, che potremmo definire “democratico in senso assoluto” nasconde anche delle “trappole”. Spesso nella pratica clinica si trovano tipologie di padri “assenti” o “deboli” o “gelosi”, perché eclissati dalle madri, culturalmente più abili in questa funzione di sostegno empatico e accettante. La crisi paterna finisce dunque per incrociarsi in modo devastante con quella del figlio adolescente, creando una sorta di tempesta perfetta in seno alla famiglia. L’adolescente rimprovera il padre di non essere stato punto di riferimento in un momento in cui ha bisogno di punti di riferimento “interni” per potersi incamminare lungo la strada dell’adultità.

E’ per questo che spesso il successo terapeutico, nelle problematiche adolescenziali, si ottiene nel momento in cui è possibile coinvolgere il padre nell’ecosistema di vita del figlio. Nel momento in cui il padre riesce ad essere autorevole (non necessariamente autoritario) strumento di separazione tra l’adolescente e la vita infantile, in cui l’accettazione e la protezione è totale, allora diviene possibile un buon percorso di sviluppo.